Il restauro etico

restauro eticoNote sul restauro etico

La figura del restauratore professionista eticamente corretto, che affonda le sue origini nell'artigianato tradizionale, è oggi sempre più indispensabile e ricercata, ma difficile da incontrare destinata com'è a scontrarsi con la logica imperante del profitto e della resa. I criteri attuali, infatti, misurano il lavoro non dipendente con un veloce calcolo:

RICAVO - SPESE : ORE IMPIEGATE = REDDITO ORARIO.

Per quanto riguarda il RICAVO non esistono tariffe concordate da unioni di categoria né parametri a cui far riferimento. Quindi può succedere che per un buon lavoro sia chiesta una cifra modesta, mentre per un lavoro sbrigativo e superficiale capita che venga richiesta una ingente somma.

Il capitolo SPESE, al contrario, è definibile con una certa precisione, ma lascia ampia scelta per quel che riguarda materiali e tecniche da impiegare. La scelta può ricadere su materiali sintetici (dai bassi costi e che abbattono i tempi di lavorazione) o tradizionali. Si possono utilizzare legni di recupero antichi o legname di qualità scadente; si possono impiegare colle viniliche oppure quelle naturali di ossa o pelli; si può usare ferramenta moderna standard o recuperare chiodi originali, rifondere i pezzi mancanti, recuperare le vecchie serrature...; si possono usare le aniline o creare i mordenti con terre e polveri naturali...

Le ORE IMPIEGATE: è questo un aspetto assai interessante per il nostro discorso. Infatti, dal nostro punto di vista, il mobile deve essere rispettato non solo per il suo passato e il suo percorso storico che l'ha portato fino a noi, ma anche per il suo futuro. Come detto, nel restauro non esistono corporazioni o albi che garantiscano la salvaguardia dei manufatti. Per questo l'autodisciplina del restauratore eticamente corretto dice: "nulla togliere, ed aggiungere - eventualmente- solo le parti necessarie per ristabilire la leggibilità dell'opera. Tali integrazioni devono avere alcuni caratteri precisi: devono essere omogenee ma ben distinguibili e soprattutto reversibili. Cioè permettere a futuri operatori di togliere tali parti ed eventualmente reintegrarle nel caso studi specifici provassero la falsità della precedente interpretazione. Ecco alcuni esempi esplicativi:

La messa in opera dei concetti sopra accennati, porta a fare alcune esemplificazioni:

1. Cassetto a cui manca un angolo. Un metodo, veloce e superficiale, vorrebbe che si tagliasse la parte rimanente in modo da formare una superficie dritta incollandoci il pezzo mancante ed ottenere così un cassetto intero. Con questo metodo però abbiamo compromesso l'integrità del cassetto rimuovendo parti originali che non potranno più essere recuperate. Il metodo eticamente corretto prevede invece che con un paziente lavoro di ricostruzione il pezzo mancante venga ricostruito seguendo il bordo della rottura, usando colle a caldo di ossa o pelli che possano venire facilmente rimosse se necessario.

2. L'assenza di una maniglia. La logica del profitto segue il famoso adagio: massima resa con il minimo sforzo. Che, in questo caso, significa togliere le maniglie restanti e sostituirle con un set acquistato, nei casi più fortunati “in stile”, ma spesso secondo l'estro personale. La scelta del restauratore eticamente corretto pone l'interesse del mobile come prioritario. Il che vuol dire recuperare anche l'ultima maniglia rimanente e portarla alla fonderia artistica per una riproduzione fedele, che va poi rifinita a mano nei particolari.

3. Manca un piede d'appoggio. C'è il rischio che tutti i piedi vengano tolti e sostituiti con altri simili o secondo l'estro del restauratore. Il restauratore eticamente corretto provvede invece a portare il piede originale dal tornitore per rifarne uno o più identici.

Punto molto importante ed ignorato a volte da restauratori addetti alla manutenzione di mobili da museo è la pulitura: Il lavoro di pulitura prevede l'uso di solventi specifici e pagliette di varie misure, che vengono testati su piccole parti per riportare il mobile alla sua copertura originale salvaguardando “la patina” del tempo, preziosa e non riproducibile.

La tendenza odierna, che di certo non mette in primo piano la storia e l'interesse del mobile, è quella di risparmiare tempo e fatica. In concreto ciò comporta l'uso di strumenti come la pialla elettrica che rimuove non solo la copertura originale (il “vestito” con cui il mobile era uscito di bottega) ma anche alcune frazioni di millimetro della superficie stessa del legno, che a volte rivela le gallerie dei tarli.

Infine la finitura:  anche qui le due scuole di pensiero si concretizzano in pratiche e tecniche diametralmente opposte: si può usare un flatting sintetico pronto e lucido in pochi minuti oppure scegliere i costi e i tempi di gommalacca e cere pregiate (da stendere a strati intervallati da asciugature e spagliettature varie) certamente superiori ma dalla resa qualitativa di tutt'altro livello.

Purtroppo il cliente poco accorto non guarda questi piccoli grandi dettagli e si ritrova con un pezzo irrimediabilmente svalutato artisticamente ma anche economicamente, in quanto l'integrità storica che lo rende unico e inestimabile è persa per sempre.

Sta a noi clienti andare oltre l'apparenza e cercare la purezza e la coerenza delle piccole botteghe che resistono alla logica del reddito orario, non lesinando tempo e materiali e chiedendo compensi ragionevoli per lavori di qualità rigorosa .

I soci che seguono il corso di restauro presso l'Associazione LaCorteWeb vengono formati secondo criteri eticamente corretti, e conoscono la composizione e l'uso dei principali materiali naturali tradizionali nonché delle tecniche e strumenti della bottega antica. A richiesta l'insegnante può fornire una supervisione sul loro restauro e una documentazione fotografica di intervento, che sarà corredo inestimabile dei pezzi più pregiati.